Le origini della Letteratura latina: le prime forme e il teatro arcaico
Un inizio pratico, non poetico
La letteratura latina non nasce da grandi poemi epici come quella greca. Le sue origini sono pragmatiche e legate alla vita quotidiana e istituzionale di Roma. Prima di avere opere letterarie nel senso che intendiamo oggi, esistevano forme di oralità funzionale:
Carmina: erano componimenti in versi, non sempre di carattere poetico, usati in vari ambiti. Potevano essere religiosi (invocazioni agli dei), magici (formule per riti), celebrativi (canti di vittoria) o funerari (lodi degli antenati). Il più antico esempio noto è il carmen Saliare, un canto arcaico dei sacerdoti Salii, quasi incomprensibile già per i Romani stessi. Questo mostra come la lingua e le sue espressioni fossero in continua evoluzione.
Annales Maximi: erano delle tavolette di legno, tenute dal Pontefice Massimo, su cui venivano registrati anno per anno gli eventi più importanti: guerre, carestie, prodigi, elezioni dei magistrati. Non erano storia, ma una semplice cronaca, una lista di fatti. Rappresentano la prima forma di storiografia, ma ancora molto lontana dalla narrazione letteraria.
L'influenza etrusca e l'oralità della legge
Prima dell'incontro con la Grecia, Roma subì l'influenza della civiltà etrusca, che a sua volta aveva assorbito elementi greci. Gli Etruschi non ci hanno lasciato una letteratura, ma l'impronta della loro cultura si trova in alcune pratiche romane, come l'arte divinatoria.
Un aspetto cruciale della società romana arcaica era l'importanza dell'oralità. La trasmissione del sapere, delle leggi e delle tradizioni avveniva a voce. La prima legge scritta, la Legge delle XII Tavole (451-450 a.C.), fu un evento rivoluzionario. Incise su bronzo, garantiva a tutti i cittadini la conoscenza delle norme, superando il monopolio del sapere da parte dei patrizi. Sebbene non fosse un'opera letteraria, la sua importanza fu immensa perché segnò il passaggio da un sistema orale a uno scritto, gettando le basi per un'amministrazione più complessa e, in futuro, per la scrittura letteraria.
Forme teatrali non scritte: Fescennini e Atellana
Prima ancora che il teatro greco arrivasse a Roma, esistevano già forme di spettacolo e intrattenimento legate alle tradizioni popolari e agrarie. Queste non erano opere scritte, ma rappresentazioni improvvisate, caratterizzate da una forte impronta comica e spesso volgare.
Versi Fescennini: Il loro nome deriva forse da Fescennium, una città etrusca. Erano scambi di battute improvvisate e volgari, spesso in versi. Venivano recitati durante le feste di paese, i banchetti e i matrimoni. La loro funzione era quella di allontanare la cattiva sorte (malocchio) e di celebrare in modo scherzoso e satirico. Erano caratterizzati da satira sociale e da uno spirito libero e a tratti aggressivo.
Atellana: Originaria della città campana di Atella, questa forma di spettacolo era una commedia popolare che prevedeva un copione fisso, ma la recitazione era in gran parte improvvisata dagli attori. L'Atellana aveva personaggi fissi, delle "maschere" come il vecchio sciocco (Pappus), il gobbo (Dossennus), l'ingordo (Maccus) e il furbo (Bucco). Questi personaggi erano gli antenati delle maschere della Commedia dell'Arte italiana. I temi erano legati alla vita contadina e ai vizi della piccola borghesia. A differenza dei Fescennini, l'Atellana era più strutturata e meno offensiva, pur mantenendo un tono comico e farsesco.
| Maccus e Pappus |
Entrambe queste forme, pur non essendo considerate "letteratura" in senso stretto, sono state fondamentali perché hanno dimostrato come il pubblico romano avesse un gusto innato per la satira e la comicità. Hanno creato il terreno fertile su cui, in seguito, fiorirà il successo della commedia latina, soprattutto quella di Plauto.
La svolta: L'arrivo di Andronico
Il 240 a.C. segna una data cruciale. Dopo la vittoria di Roma su Taranto, che sancì la sottomissione delle colonie greche del sud Italia (Magna Grecia), un prigioniero di guerra greco di nome Livio Andronico portò a Roma la cultura ellenica. Questo momento è considerato l'inizio della letteratura latina. Andronico era un liberto, cioè uno schiavo affrancato, che aveva un compito preciso: educare i figli del suo ex padrone. Per farlo, tradusse in latino l'Odissea di Omero. Questo atto non fu una semplice traduzione parola per parola, ma una vera e propria traduzione artistica.
Andronico scelse di non usare la metrica originale greca (l'esametro), ma un verso tipico della tradizione italica, il saturnio. Questo significa che non si limitò a rendere il significato, ma adattò l'opera al gusto, al ritmo e alle sonorità della lingua latina. Il suo obiettivo non era la fedeltà filologica, ma la creazione di un'opera che potesse essere compresa e apprezzata da un pubblico romano, abituato a una sensibilità e a un'oralità diverse. Questo approccio gettò le basi per una tradizione letteraria che, pur partendo da modelli greci, avrebbe sviluppato una propria identità.
Oltre a tradurre l'epica, Andronico portò il teatro a Roma. Scrisse e mise in scena il primo spettacolo teatrale di cui si abbia notizia, in parte recitato e in parte cantato.
Il teatro come espressione artistica e sociale
A Roma, il teatro non nacque in edifici stabili (i primi teatri in pietra furono costruiti solo molto più tardi), ma in strutture temporanee di legno, spesso erette per celebrazioni religiose o giochi pubblici (i ludi). Era un momento di festa collettiva e un'occasione di riflessione sulla società, sebbene l'obiettivo principale fosse l'intrattenimento. I drammaturghi latini non si limitarono a copiare i modelli greci, ma li adattarono al gusto e alle abitudini del pubblico romano.
Le forme del teatro latino: un gioco di generi
Gli autori, come Nevio e Plauto, perfezionarono il teatro, creando generi ben definiti, spesso distinguibili dagli abiti (maschere e costumi) usati dagli attori.
Tragedia: un genere "alto" che si divideva in due forme principali:
Cothurnata: era la tragedia di argomento greco. Prendeva il nome dal coturno, il tipico calzare con la suola alta usato dagli attori tragici greci. Le trame erano basate su miti e leggende elleniche e rappresentavano storie di dei, eroi e potenti.
Praetexta: era la tragedia di argomento romano. Il nome deriva dalla toga praetexta, l'abito bordato di porpora indossato da magistrati e sacerdoti. I temi erano tratti dalla storia di Roma, come vittorie militari o vicende di personaggi illustri. Nevio fu uno dei primi a scrivere questo tipo di tragedie.
Commedia: di gran lunga il genere più popolare, si divideva anch'esso in due categorie:
Palliata: era la commedia di argomento greco. Il nome deriva dal pallium, un mantello tipico greco che gli attori indossavano. Le trame erano tratte dalla "commedia nuova" greca e ambientate in città come Atene. I personaggi erano stereotipati (il vecchio avaro, il giovane innamorato, lo schiavo scaltro) e le storie si basavano su equivoci e scambi di persona. Plauto e Terenzio furono i massimi esponenti di questo genere.
Togata: era la commedia di argomento romano. Il nome deriva dalla toga, l'abito quotidiano dei Romani. Le storie erano ambientate a Roma o in città italiche, e i personaggi rappresentavano la vita e i costumi della media borghesia romana. Questo genere si sviluppò più tardi e si concentrò sulla rappresentazione dei vizi e delle virtù della società romana.
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