Non chiedere...

Non chiedere che cosa m'imbrogli, se creda ancora al romanzo perfetto, se vagheggi di girare il western che nel significante si faccia significato e distrugga, per riscriverlo, il Mito.
E non chiedere nemmeno quanti amici mi abbiano tradito, né quanti lo hanno fatto da poco. In futuro, forse, non accadrà più. Ai sogni, a quelli, non si può voltare le spalle.
E, se mi credi, non chiedere quali siano i miei miti, li conosci. E sai quanto vorrei imitarli, emularli. E non dirmi, ti prego, che non è maturità; questa è la solita litania, per me; infeconda. 
Nell'artificio io trovo la mia autenticità.
Nel gioco lo schiaffo, il vulnus al disciplinamento sociale della società capitalistica. Ma non darmi etichette da fazioni politiche. Lo sai bene, io non seguo correnti.

Sono il peggiore della lista, il disertore. Ai buoni, ai vincenti che sorridono, che dettano le regole, che illustrano, preferisco, d'impulso, il contrario.
E, da sempre, pago dazio.



Ma oggi ho quello sguardo dell'uomo che mi ha iniziato alla poesia che mi stringe il petto.
E persino io, che sono il disertore, non posso abiurare, rinnegare, tradire quel guardare.
Sarebbe come uccidere me stesso.

Presto scriverò un nuovo romanzo...

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