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Visualizzazione dei post da 2024

Lunga è la notte senza stelle

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 Lunga è la notte senza stelle e la mia strada sanguina di una tristezza che mi invade i sogni. I binari ingoiati dal buio. Dove si va quando non vedi? Non sento la voce di mio padre: io lo chiamo, lui non risponde. Un vecchio treno a vapore dorme il suo sonno secolare. Accarezzo il ferro. Non va più da nessuna parte. Nell'ora più nera, nella stazione dimenticata. Tre uomini mi aspettano. Chi sono? Il buono, il brutto e il cattivo? Ci vorrebbe il fucile di papà, il rumore dello sparo che fa fuggire il nemico. Ma l'ultimo, quello che non si vede, che si nasconde e si ciba di te, come lo ammazziamo? Come lo ammazziamo? Non bastano le mie urla per sconfiggerlo, non servono a nulla. Nel silenzio, un grillo. Non è quello di Pinocchio, di quella favola bella da vivere e da raccontare. La voce di papà, quasi muta, rinasce nel ricordo: è questo il mio mito, la mia poesia. Lunga è la notte senza stelle e la mia strada sanguina di una tristezza che avvelena e che nega la speranza.

Potere e bellezza della mediocrità

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  Lei s'aggira deretaneggiando, tronfia della sua ignoranza. Poi, protruse le labbra, s'abbandona ad un selfie, di fronte allo specchio del primo bagno a disposizione. Infine, risucchiata dallo smartphone langue per vezzo e i bei sudori infiammano il suo volto e lo sguardo si colora di intelligenza bovina. Noi ti amiamo così, beoti e beati; ci piace pascerci del tuo sessappiglio da tik tok. Dai, sorridi, pubblica un'altra tua foto sui social. Noi ti amiamo così, tarantolata in discoteca, accecata dai tuoi aperitivi, mentre spezzi il fiato a ognuno con i tuoi luoghi comuni. Noi ti amiamo così, ebbra di pettegolezzo e del dubbio nemica. Ci piace quando su facebook posti notizie luttuose di morti improvvise e ti scagli contro i vaccini perché sei libera e vuoi denunciare complotti a te sola noti e noi, invece, siamo tanto stupidi, troppo sciocchi e forse tu lo sai. Ci emoziona quando ti fai alfiere del pensiero critico e della disobbedienza civile. Ci eccita quando non capisci...

Taglio quasi certo della Carta del docente

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  Goda il popolo italiano, sempre più gloriosi saranno gli orizzonti che le mani del Governo disegneranno per lui. Insistenti si fanno, infatti, le voci sul taglio della vile Carta del docente: circa 75/80 euro in meno, questa è la previsione. Con eroico coraggio l'armata del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, la cui bocca è, grazie al miele delle sue parole, donatrice d'oblio, si prepara a colpire, ferire, umiliare l'insulsa pretesa dei docenti di utilizzare la succitata Carta per acquistare libri, per corsi di formazione, per assistere a spettacoli teatrali o cinematografici. Oh, che inutile spesa, questa, per i valorosi discendenti della latina stirpe! Come non gioire per le gesta dei figli della lupa che, con sdegno ammirevole, ancora una volta colpiscono la Scuola Pubblica, inutile sentina di sperperi, indegna cloaca di donne e uomini alla velleitaria ricerca di quel pensiero critico che al popolo italiano né serve né gioverà mai. E infatti questo è sazio e appag...

Precipitevolissimevolmente

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Precipitevolissimevolmente: è questo, forse, il ritmo che ci accompagna quando osserviamo la realtà? Così, per economia e fretta, abbocchiamo all'amo delle standardizzazioni e dell'omologazione che questi tempi barbari si portano appresso. Eppure la saggezza del Cappellaio Matto mi fa riflettere, m'invita alla fantasia e al culto della diversità. Signori miei, la mediocrità trionfa. Che cosa devo insegnare ai miei figli? Ad avere coraggio, ad evitare le trappole delle mode, la rete delle convenzioni, la funebre irriducibilità del conformismo. Eppure, dietro questo accorato inno alla libertà si cela l'amarezza perché non posso tacere che, da sempre, in ogni tempo e società, la tendenza è quella a guardare con sospetto chi segue traiettorie lontane dal gregge o dal senso comune. Quindi dovrei insegnare il coraggio e la forza di mantenere i nervi saldi per rimanere a galla quando si va controcorrente.  Ma chi sono io per ergermi quale insegnante o Maestro di tutto ciò? Nel...

Concessioni balneari in Costa Smeralda: bellezza e poesia

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  C'è una bellezza alla quale non riesco a dare gli abiti di parole adeguati per farla risaltare. Mi riferisco alle spiagge della Costa Smeralda rese suggestive dalla dolce invasione delle concessioni. C'è stato un tempo non lontano - ero bambino e poi ragazzo - in cui potevi scegliere tu in quale punto della spiaggia stendere l'asciugamano. Ora, per fortuna, quella sensazione di selvaggia libertà è stata sostituita da sdraio, ombrelloni e tavolini di hotel e alberghi di lusso e non rimane che uno spicchio di terra per il temerario autoctono che voglia provare a passare un paio d'ore al mare, magari per portare i figli, proprio come faccio io. Si vivono emozioni intense e struggenti a condividere lo spazio vitale proprio in quel sopraccitato spicchio. Ti rilassi, sogni, contempli lo strapotere delle concessioni e ti chiedi quando arriverà il momento in cui ti verrà proibito anche di farti il bagno. Le spiagge del Pevero, di Capriccioli, della Celvia e via discorrendo co...

Strane strade stravagantissime

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 Strane strade stravagantissime ci portano lontano dai sentieri consigliati. Lei lo sa, il nostro estro s'impiglia in qualche periferia poco illuminata dal soffocante buon senso della medietà. Eppure, ci muoviamo come bambini o come ubriachi spinti dalla nostalgia di non si sa bene che cosa. Ma non abbiamo nulla da insegnare a nessuno, meglio non dimenticarlo mai. Lei danza, occhi semichiusi, e non pensa che, in fondo, io non so dove andare.  In lontananza, due donne attempate passeggiano con i cani vestiti. Mi avvicino a loro e chiedo i nomi delle bestioline. Una è Persefone, l'altro Macchia. - Ma... con questo caldo, con questa afa - suggerisco loro - non sarebbe il caso di togliere i vestiti ai cani, hanno già il loro pelo a soffocarli. La mia amica, intanto, al suo danzare unisce un canto che sa di lamento di qualche cosa di perduto e dolce. E forse una lacrima, dalle ciglia, fugge verso il basso. - Ma lei chi è? - chiede intanto una delle due signore, quella con un p...

Cinghiali irrompono nella piazzetta di Porto Cervo e aggrediscono i passanti

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  Una dozzina di cinghiali dagli occhi fiammeggianti ha fatto irruzione nella piazzetta di Porto Cervo e ha aggredito gli ignari passanti, intenti a farsi selfie e a esibire gli abiti firmati. La carica dei cinghiali I grugniti e i brontolii gutturali delle bestie si sono così uniti, in un dissonante coro, alle urla umane e io, che ero lì cercando di corteggiare Luisella Tomi, la mia amica di sempre, ho assistito ad una scena degna dei più sconvolgenti film horror. Vetrine sventrate dalla furia cieca dei quadrupedi; vetri che zampillano insanguinati al tramonto; borse di Louis Vuitton masticate e maciullate; abiti di Prada, Chanel, Gucci oltraggiati dalla belluina ferocia. Gente che scappa, di qua, di là. Ragazzi che si buttano in acqua. Il polpaccio tatuato di un malinconico culturista ridotto a brandelli. Una donna in ginocchio si sente turbata: ora non è più lei al centro dell'attenzione, ma quelle irsute bestiacce senza nessuna eleganza. Un uomo chiede che qualcuno fermi e ucci...

Trappola per topi di Aghata Christie va in scena ad Olbia

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  Si è subito avvinti dal  sapore innegabilmente retrò della scenografia di Trappola per topi ,   riadattamento ad opera di Liliana Molina, tratto dal genio di Agatha Christie, andato in scena ad Olbia il 3 luglio alle 21, in via Basilicata 24/26. Ancora di più tale fascinazione acquista un valore simbolico in una città che non ha ancora un vero e proprio teatro e che sembra smarrire la sua vocazione di voler essere città a tutti gli effetti proprio perché irrisolto risulta essere il suo rapporto con la cultura. Il palco, prima che prenda vita Cartello della pensione disegnato da Laura Asara e da Sofia Pace Liliana Molina riesce nell'intento di trasfondere passione e impegno in un riadattamento che si muove in sagace equilibrio fra libertà e fedeltà al testo. La prima è anche figlia della necessità di dover mettere mano ai personaggi (e ingegnoso si rivela l'invenzione di Nakamuri e il modo con cui Giles, che nell'originale aveva un ruolo centrale, viene evocato e poi las...

Disavventura in viale Aldo Moro

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 Cammino per viale Aldo Moro ed ecco che qualcuno mi saluta. Mi fermo, stringo gli occhi disturbati dal sole e ricambio il saluto. - Come stai? - mi chiede un tipo abbracciandomi. - Bene e tu? - rispondo sorridente. Peccato, però, che mi venga in mente solo il nome di sua moglie e non il suo. Mordicchio le labbra e cerco di ricordare. - Come stanno tua moglie e i tuoi figli? - continua lui, mettendo le mani sui fianchi, in attesa della risposta. - Bene, grazie - replico sempre più infastidito dal fatto che mi sfugga il nome, ma riprendo fiato e ribatto: - e tua moglie e tua figlia? Tutto bene? - Tutto ok, mia moglie sta lavorando e con questo caldo non sarà particolarmente allegra. E tu con il lavoro? Ribatto sul caldo e sul lavoro e, nel frattempo ,me la prendo con il mio solito difetto di non ricordare i nomi. Intanto, mentre noi due chiacchieriamo si avvicina un ragazzo sulla trentina e si ferma vicino a noi e ascolta e, mi pare, aspetta qualcuno. E così continua la nostra conve...

I pacifisti da salotto

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  C'è una categoria di persone molto simpatiche e che mi suscita anche un po' di tenerezza: i pacifisti da salotto. Loro sì, ci tengono a ribadirlo continuamente, che sono per la pace, non perdono occasione, sia pubblica che privata, per ricordarci a gran voce che sono contrari alla guerra. Il fatto è che, però, se magari io dico che tutti siamo contrari alla guerra e che a parole siamo tutti buoni e bravi ecco che loro, i pacifisti da salotto, dico, si turbano, s'indignano e mi rispondono che sono un guerrafondaio e che si sentono circondati da guerrafondai. E ancora di più inveiscono contro di me se mostro di non sapere come porre fine alle guerre che dilaniano il nostro presente e se, sommessamente, affermo che, in fondo, non contiamo nulla rispetto agli equilibri geopolitici e forse non è così utile la gara bambinesca a chi è il più pacifista fra noi. Poche storie e pochi dubbi, mugugnano indignati i pacifisti da salotto, non c'è molto da analizzare. Basta che una d...

Quel che resta del padre

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Quel che resta del padre è nella ricerca dei figli, nel loro sguardo avido di orizzonti: il mare e le suo onde, il cielo e l'azzurro; l'isola. Tutto di là da venire, tutto da scoprire. Quel che resta di me padre sarà l'andare nel mondo dei miei figli, dimentichi di quel trasognato genitore, incapace per un difetto di fabbrica, forse, di aderire al contesto e di comprendere le sovrastrutture culturali del suo tempo. La mia vittoria sarà, allora, quella di comparire ogni tanto nei loro sogni e lì, nel baluginare acceso dell'universo onirico, quel padre bizzarro e irregolare potrà suggerire itinerari fantasiosi e continuerà a vivere.

Le 'mie' cinque ballerine in tutù rosa

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 C'è una riunione importante. Una di quelle in cui ci sono sia personaggi che contano, intellettuali riconosciuti dall' establishment e tante persone istruite ben felici di partecipare a tale consesso. Ma non è una riunione in cui si parla di qualche cosa: si mangia in piedi, si fa conversazione mostrando eleganza, cultura, magari si sorride, ma sempre in maniera, non so come dire, in... maniera adulta. Io sono seduto in un angolo, bevo un bicchiere che mi dà un po' alla testa, mi vengono in mente le mie solite fantasie e allora si avvicina una donna in abito da sera, uno di quelli scuri e lunghi, e mi ammonisce con lo sguardo: è come se volesse dire, fa il bravo, Filippo, mi raccomando. Che fare, allora? Bevo mentre la lingua di coloro che conversano ben integrati diventa via via incomprensibile. Sarà colpa del malizioso liquore dal colore fulvo che danza, seducente, nel bicchiere? Meglio smettere. Mi alzo, cerco qualcosa da mangiare, ma c'è un canto che si fa largo v...

Buona notte, Gallura

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Come dormi, Gallura, immersa nel tuo sonno invernale, prigioniera del tuo abbandono. Tanto triste mi appari nel tuo sopore: aspetti ancora la prossima estate per risvegliarti e fingere quell'allegria che non hai? Oh, sì, durante la stagione calda le tue coste e l'azzurro delle tue acque innamorano i turisti e tu ti agiti e cerchi di nascondere con la frenesia il tuo dolore, ma non sei brava a mentire: quelle ferite che ti fanno star male non riesci proprio a occultarle. Drogata dalle luci stroboscopiche del Billionaire o di altre similari bolge mi fai pena e raccapriccio. Ma tutto è violento ed effimero, per te. E infatti, ogni volta, il primo brivido d'autunno ti vede pronta a riaddormentarti. Una volta spente le luci, insomma, lo spettacolo finisce e tu, come un parco giochi dismesso, non puoi che darti al silenzio e alla noia. Decine e decine di bar aperti, nelle sere d'inverno, la tua luce: lumicini che s'accendono per vegliare un morto? Il mondo, l'Italia, ...

Avventura nel centro storico di Arzachena: tra vitalismo e sogno

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 Non si sa mai quello che può capitarti quando passeggi nel centro storico di Arzachena. In un pomeriggio come tanti, qualche giorno fa, mi muovevo intorno alle 19 in piazza Risorgimento, cercando di farmi largo tra la folla. Intorno a me, infatti, un via vai continuo di arzachenesi di tutte le età: bambini vocianti, persi nella morsa febbrile della frenesia del gioco; adolescenti e ragazzi appassionati, occhi negli occhi a giurarsi amore eterno, oppure a benedire parole leggere atte a disegnare traiettorie utopiche su come cambiare il mondo; adulti in pieno fermento di idee, immersi in discussioni stimolanti; anziani a passeggio che rammemorano placidi i giorni perduti dell'età più bella. Rimango un po' sorpreso, a dire il vero. Per fortuna mi soccorre Luciana, una mia vecchia amica d'infanzia che s'avvicina offrendomi il suo sorriso, e mi spiega che tanta vitalità il centro storico la vive grazie alla lungimiranza di scelte strategiche, prima fra tutte quella di ripor...

Caratteristiche generali dell'Umanesimo

  Con la Seconda metà del Trecento si diffonde in Italia una nuova sensibilità che pone l'uomo quale misura di tutte le cose e si differenzia dalla visione teocentrica del Medioevo, sulla scorta della riscoperta dei classici, e che perdurerà per tutto il secolo successivo. Tale nuovo modo di vedere il mondo è detto Umanesimo e rivoluziona l'immaginario: la dimensione antropocentrica, infatti, riscopre nell'uomo la volontà di essere artefice del proprio destino e di porre il concetto di libero arbitrio al centro dell'esistenza. Per essere felici, insomma, bisogna impegnarsi e lottare in prima persona contro le avversità. La sfida alla fortuna - intesa come forza imponderabile alla quale ci si dive opporre per potersi realizzare - è tipica della dimensione umanista e il rapporto con essa occupa un ruolo centrale nella letteratura (si pensi al Decamerone ). Di conseguenza anche il piacere non è più figlio del demonio, ma dono di Dio e di questo si deve godere senza sensi...